lunedì 27 marzo 2017

Assemblea PD sulla Sanità con l'Assessore Regionale Saccardi

La legge non è un totem da venerare. La Regione deve ripensare il proprio modello organizzativo. I sindaci del Valdarno abbiano più coraggio e decisione  

Stessa musica di sempre quella suonata ieri sera a San Giovanni  dall’assessore regionale alla sanità Stefania Saccardi nel corso dell’assemblea pubblica organizzata dal PD. Un’assemblea affollata di operatori, esponenti di vari comitati, sindaci, assessori e consiglieri comunali. Due i punti critici della tesi di Saccardi:

La conferma della rigidità della legge regionale in tema di confini amministrativi della aziende e, quindi, dell’ipotesi distretto Valdarno; La mancanza di volontà nel dare piena attuazione alle norme della legge che permettono di integrare servizi pubblici e privati per abbattere le liste d’attesa in diagnostica e specialistica. In sostanza, secondo l’assessore, il distretto unico del Valdarno (con l’integrazione dei due presidi ospedalieri) sarà possibile solo se i comuni in terra d’Arezzo e quelli in terra fiorentina concorderanno di appartenere ad una unica azienda sanitaria. Ciò equivale a dire che i valdarnesi possono scordarsi il distretto unico, l’integrazione ospedaliera e, in futuro, anche qualche servizio. A questa impostazione i due autorevoli sindaci PD intervenuti, hanno saputo o voluto opporre la più semplice delle eccezioni:  La legge regionale non è né può essere un totem da venerare!  Se per zone storicamente e territorialmente omogenee sono opportune e funzionali ai bisogni dei cittadini soluzioni flessibili la legge deve prevederle.    Al netto delle furbate tattico-politiche oggi occorre rilevare che su questo specifico punto la sindaca di Montevarchi Chiassai ha molte ragioni.

Sulle liste di attesa per diagnostica e specialistica Saccardi ha spiegato, tra le altre cose, che si potrà affidare al privato sociale (“alle Misericordie”) qualche funzione. Può darsi che a Firenze e nei comuni fiorentini il privato sociale abbia esperienze e centri efficienti. Altrove queste realtà non esistono e conviene inventariare il privato che esiste per integrarlo nel sistema su base trasparente e non, magari, attraverso contrattazione individualistiche. Su questo l’assessore, esprimendo una visione ideologica non condivisibile, sembra non sentirci. Le ricordiamo volentieri che il diritto alla salute è dei cittadini non delle strutture pubbliche o del privato sociale, non della divisione amministrativa del territorio su criteri opinabili. 


Altri aspetti dovranno essere affrontati e ci impegniamo ad organizzare un dibattito pubblico sulla sanità territoriale. Per ora però è doveroso chiedere al PD e ai sindaci del territorio di rompere il muro di conformismo e mettere in campo il coraggio necessario a riaprire il dibattito.

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